[...] un lungo cappotto lasciato aperto su un fisico imponente [...]

Oggi ho come ospite qui sul blog Elena Palieri, l'autrice del blog Mixelchic.
Mi ha ospitata qualche mese fa nel suo blog e con grande onore ricambio con questo suo racconto erotico molto interessante ed eccitante.
Avrò spesso nuovi ospiti e spero che questo vi renderà felici, con tanto nuovi punti di vista e spunti per le vostre relazioni amorose e sessuali!

Buona lettura...
da Elena e Marta

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Viola e Stefano si conoscono da poco tempo. Eppure qualcosa in lui la incuriosisce parecchio. Stefano è un tipo un po’ fuori dal comune, di quel genere rock un po’ bastardo ma tenero dentro e protettivo come pochi, di quelli che ti fanno sentire al sicuro anche dopo una serie di sculacciate ben assestate. Che ti fanno sentire bellissima in ogni tua più piccola imperfezione mentre masticano il resto del mondo mordendo solo la parte più tenera e sputando la buccia. Non è bello secondo i canoni estetici convenzionali ma ha stile, con i suoi jeans stracciati, la barba lunga da vichingo, i piercing sparsi un po’ ovunque sul viso e gli occhi azzurri, intelligenti e cattivi.

Viola si sente imperfetta nel suo metro e 60 cm, con i capelli scomposti e i tatuaggi disordinati a decorare un corpo imperfetto. Anche il suo stile è rock, ma solo quando è lontano dalle sale riunione delle multinazionali, solo quando può scalciare via i tacchi e gli abiti sartoriali per essere davvero se stessa, coccolandosi dentro ad una morbida felpa di 3 taglie più grande della sua, Converse All Stars ai piedi e jeans sdruciti. Come questa sera, in cui è seduta accanto a Stefano e si diverte a stuzzicarlo mentre si godono una birra con gli amici in un pub dall’aria medievale e un po’ gotica.

Stefano è simpatico e divertente in compagnia, le sue battute fanno ridere fino ad avere male alle costole e il suo modo di fare strafottente innervosisce e attrae allo stesso tempo.

La serata finisce molto tardi, sono le due di notte quando il gruppo esce dal pub e Viola e Stefano sono leggermente brilli, divertiti ma niente affatto ubriachi. Viola sale sulla macchina di Stefano ma si accorge presto che lui non ha preso la via giusta per accompagnarla a casa, guida sicuro nel buio, la mano sul cambio, fa tintinnare gli anelli e i pesanti bracciali di acciaio mentre si spinge sempre più a fondo dentro ad un bosco, lontano dalla città.

“Scendi”, dice tranquillo spegnendo il motore dell’auto bianca e un po’ rovinata, sportiva ma niente affatto costosa, un tempo non troppo lontano doveva essere stata una bella auto.
Viola scende dalla macchina stringendosi nella felpa nera, sotto cui non è coperta abbastanza.
Il vento le arruffa ancora di più i capelli castani.

Stefano si appoggia al cofano accendendo una sigaretta, la fiamma dell’accendino illumina per pochi secondi l’ambiente attorno: è buio, uno spazio piccolo e fangoso circondato dagli alberi del bosco. Rumore di passi. Una decina di persone si avvicinano. Sono tutti uomini.
Le figure si distinguono con difficoltà: alcuni in giacca di pelle nera da biker, altri in bomber anni 70, qualcuno indossa un cappotto lungo di cachemir portato slacciato su una camicia immacolata, hanno età diverse ma, a occhio e croce, tutte comprese fra i 38 e i 45 anni. Alcuni hanno la barba lunga, brizzolata, altri sono ben rasati e profumano di colonia mista a tabacco di qualità. Sono un gruppo eterogeneo ma hanno in comune una sicurezza estrema, che traspare dai movimenti e dalle poche battute che scambiano tra loro con voci roche e all’apparenza divertite in maniera strafottente.

Stefano con aria tranquilla si avvicina a Viola, dopo aver espirato l’ultima boccata di fumo. E’ più alto di lei, ha il respiro leggermente alterato, ma in modo troppo impercettibile perché lei se ne accorga. Le solleva le braccia con aria sicura sfilandole la felpa da sopra la testa. Le tira indietro i capelli sfiorandole il collo con il metallo degli anelli.

Dalla tasca estrae una catena, sottilissima, con cui le lega i polsi quasi fino a tagliarli.
La costringe ad inarcare la schiena offrendosi al suo pubblico.

Con il dito indice abbassa le coppe del reggiseno in pizzo nero lasciando così il suo seno alla vista degli uomini radunati attorno. Viola fatica a vederli in quel buio fitto ma riesce a percepire il loro respiro, alcuni luccichii di sigarette accese, profumi mescolati, passi appena accennati.
Mani che sbottonano zip, bottoni, jeans che si slacciano, mani che si muovono su e giù nel buio al ritmo lento di un piacere pregustato.  
Con noncuranza Stefano stuzzica i capezzoli di Viola accendendo il suo desiderio che, mescolato al pudore di sentirsi esposta allo sguardo di un gruppo di sconosciuti, da vita ad un’adrenalina forte; Viola la sente salire insieme al piacere del tocco di Stefano.

Con un gesto appena accennato lui invita gli altri a farsi avanti. La sua mano abbassa la zip dei jeans di Viola iniziando ad accarezzarla attraverso le mutandine in leggero pizzo nero, sempre più velocemente…

Le dita di Stefano sono sempre più esigenti e la sua mano si spinge oltre il tessuto delle mutandine, infilandosi deliberatamente dentro di lei, tenendola salda per il centro del suo stesso mondo.

Il suo tocco è sempre più animalesco mente un uomo invisibile, figura nera nel buio, avvolta in un lungo cappotto lasciato aperto su un fisico imponente, si avvicina e con la lingua le sfiora i capezzoli.
Le mani di Viola accarezzano involontariamente la testa dell’uomo, non ha i capelli e la sua pelle è liscia e gonfia sotto le sue dita. Ha un accenno di barba, troppo scarsa e ruvida per essere attraente.
Da lontano si sentono respiri, qualcuno è più affannoso di altri. Qualcuno si sta masturbando nel buio godendo della poca vista che Viola offre.

Viola sente la testa girare, il piacere sale velocemente, ansima mentre sente cedere le ginocchia e la schiena inarcarsi per spingere, involontariamente, i capezzoli sempre più a fondo nella bocca dell’uomo invisibile.

Stefano si scosta, libera i polsi di Viola e con la stessa catena lega un cappio attorno al collo di lei, stringendo tra le mani forti l’altra estremità del guinzaglio improvvisato. Sale sul cofano dell’auto e si siede a gambe large, con le ginocchia piegate al petto e la schiena contro il parabrezza.  
Dio quei jeans gli stanno a meraviglia.
In mano stringe il guinzaglio.

L’uomo gira Viola, si sposta dietro di lei ammirandola nel buio, il suo respiro aumenta, le abbassa i jeans fino alle ginocchia, la piega sul cofano dell’auto divaricandole le gambe. Ansima, come un animale voglioso.

“Guardami” sussurra Stefano con voce roca.

Viola è piegata sul cofano dell’auto. Stefano davanti a lei, con i suoi occhi azzurri e cattivi puntati addosso. L’uomo sconosciuto affonda le dita nei suoi fianchi ansimandole addosso.
9 uomini vogliosi si toccano guardandola così: indifesa e pronta, pronta solo per loro … E per il piacere di Stefano.

“Guardami”.

L’uomo sconosciuto penetra Viola stringendole i fianchi con forza mentre lei inarca la schiena, un colpo duro e secco seguito da altri lenti all’inizio poi sempre più rapidi e duri.

Viola abbassa lo sguardo. E’ così umiliante stare in quel modo davanti a tutti. E’ umiliante essere scopata in quel modo davanti a Lui.
L’uomo ansima a voce sempre più roca, sempre più alta. Fino a venire, sconvolto da un ringhio gutturale.

“Guardami”, ripete Stefano a voce più alta strattonando con rabbia il guinzaglio.

Viola lo guarda, fisso negli occhi, mentre gli uomini continuano a scoparla, uno dopo l’altro, ognuno secondo il proprio istinto, riversando su di lei la propria forza, il proprio desiderio.
Nessuno viene dentro.

Stefano guarda e tira con forza la catena ogni volta in cui Viola abbassa lo sguardo.

“Guardami”.

La sua voce è calda e forte, come cioccolato nero fuso.

Stefano guarda quegli uomini, simili a bestie, usare il corpo di Viola fino ad ucciderlo, fino ad estrarre anche l’ultima goccia di un piacere che nessuno al mondo ammetterebbe mai di provare in una simile situazione.

Ansimano e grugniscono ormai senza avere più contegno, animali in gabbia liberati e succubi al contempo della propria lussuria.

Vengono tutti.

Nessuno viene dentro.

Quando tutti hanno appagato il loro desiderio lasciano Viola crollare ansimante sul metallo freddo della carrozzeria, Stefano scende agile dal cofano dell’auto. Abbraccia Viola stringendola a sé come il bene più prezioso al mondo, le accarezza i capelli scompigliati tenendole la bocca vicino all’orecchio, respirandole contro, prima di sdraiarla dolcemente sul cofano dell’auto, slacciare la catena, alzare le gambe della ragazza, piantarsi nel mezzo come un guerriero affamato, e scoparla più forte di tutti.

Stefano riversa in Viola tutta la passione e l’amore folle che nutre per lei, l’ammirazione per la sua forza, per il suo corpo imperfetto, per la sua intelligenza, la sua ironia, la sua capacità di ribaltare la propria vita e farne un capolavoro.

La sbatte fino ad urlare come un animale tutto il mondo che ha dentro, quel mondo che solo per lei ha vita, oggi e per sempre.

E viene.

Dentro.

Solo lui.

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